Con il termine “prevenzione” ci si riferisce solitamente a tutti gli interventi che mirano a ridurre l’insorgenza di condizioni patologiche, prima della comparsa di sintomi o complicanze, dunque quando le probabilità di efficacia sono massime.
Numerose ricerche scientifiche hanno verificato e dimostrato che, se messi in atto in tempi e con modalità adeguati, gli interventi di prevenzione possono significativamente migliorare le condizioni di salute generale e la qualità della vita delle persone. Riducendo l’incidenza delle varie forme di malattie, un ulteriore vantaggio della prevenzione è quello di ridurre i costi dei Servizi pubblici.
Il concetto di prevenzione appare strettamente e direttamente correlato a quello di “Promozione della Salute” definito fin dal 1948 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come: “il dare alle persone i mezzi per diventare più padroni della propria salute e per migliorarla”.
Allo stesso tempo l’OMS, identificando la Salute come “uno stato di benessere fisico, mentale e sociale e non meramente l’assenza di malattia o infermità”, affida alla prevenzione l’obiettivo di promuovere modalità di intervento virtuose e funzionali che siano in grado di diventare parte del bagaglio personale dei fattori protettivi di ogni individuo –> e questo identifica i bambini e i ragazzi come i primi destinatari della prevenzione.
Dagli anni Cinquanta in poi, dunque, e via via progressivamente in maniera sempre più decisa, diffusa e supportata da istituzioni, enti pubblici e politiche sanitarie, il concetto di Prevenzione ha preso piede nella cultura internazionale dei paesi industrializzati, con lo slogan “Prevenire è meglio che curare” [anche se non dovremmo dimenticare che tale motto altro non è che una traduzione del detto latino “Prestat Cautela, quamMedela”, a testimoniare le lunghe radici di una consapevolezza antica…].
E che prevenire funziona è stato dimostrato in diverse aree mediche: l’incidenza di patologie come il diabete di tipo 2, alcuni tipi di tumori e di demenze è diminuita significativamente negli ultimi decenni, a seguito dell’introduzione di politiche di prevenzione a livello internazionale; quasi l’80% dei casi di malattie cardiache e di ictus sono ormai classificati come “evitabili”, a patto che le persone adottino uno stile di vita “sano” e siano disposte ad evitare le 4 condotte ormai riconosciute come i “fattori di rischio” per queste patologie: mancanza di attività fisica, cattiva alimentazione, fumo di sigaretta e consumo eccessivo di alcol.
Nel corso del tempo, le politiche preventive sono state poi suddivise in 3 livelli diversi, connessi alla tempistica e agli obiettivi degli interventi:
La prevenzione primaria comprende quindi un insieme di attività di stampo psicologico o sociale, che si prefiggono di intervenire sulla popolazione generale (dunque non solo sui soggetti a rischio), prima che i sintomi della patologia siano conclamati.
Il focus sull’importanza di effettuare diagnosi precoci per poter intervenire al più presto sulle varie forme patologiche rientra dunque nelle azioni di prevenzione secondaria.
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