Depressione

 

 

È un disturbo particolarmente diffuso, caratterizzato da abbassamento del tono dell’umore, sofferenza psichica e possibili disturbi somatici che coinvolgono la sfera neurovegetativa e digestiva.

È caratterizzata da sentimenti di tristezza, dolore morale, sentimenti di inutilità e colpa; si accompagna a disturbi del sonno, inappetenza, mancanza di forze, perdita di energia, della fiducia in se stessi e di interesse nei confronti di ogni cosa, difficoltà di concentrazione e possibile ideazione suicidaria.

Viene suddivisa in depressione maggiore o endogena e reattiva (a esperienze di lutto, abbandono, separazione, isolamento e solitudine)

 

 

 

 

Qualche domanda per valutare se soffrite di depressione:

Il vostro umore è demoralizzato per la maggior parte del giorno, ormai da parecchi giorni? 

Vi sentite tristi e vuoti, con un senso di profondo abbattimento – percepito come un vero e proprio dolore, di intensità a malapena sopportabile? 

Avete perso interesse e piacere nello svolgere attività che in passato vi apparivano invece gradevoli – e che ora risultano faticose e insopportabili? 

Siete diventati particolarmente pessimisti? Il futuro vi appare improvvisamente negativo, catastrofico, senza speranza? 

Vi sentite incapaci di fare la benché minima cosa? Tendete ad auto-svalutarvi? 

Vi percepite responsabili di ogni evento negativo, su cui in passato credevate di avere una influenza minima? Tendete a colpevolizzarvi?

Siete diventati gradualmente più lenti nel pensare e nell’agire? Vi risulta difficile e faticoso prendere decisioni, riflettere e concentrarvi?

Tendete a rimuginare per buona parte del tempo sugli errori commessi, le colpe che sentite di avere o le vostre incapacità – percependo un forte nervosismo interiore quando rimuginate? 

Faticate ad addormentarvi la sera? Avete difficoltà a riaddormentarvi se vi svegliate nel corso della notte?

Avete perso l’appetito e il gusto nel mangiare? Avete perso peso e faticate a riguadagnarlo? O, al contrario, tendete a mangiare esageratamente ma senza particolare gusto? 

Avete ricorrenti pensieri di morte? Meditate il suicidio come possibile e, a tratti, desiderabile?

 

 

 

 

 

 

Ansia

 

 

 

 

 

 

Qualche domanda per valutare se soffrite di disturbi d’ansia:

 

Vi capita di essere colti da una profonda agitazione e irrequietezza, che non sembra controllabile o placabile?

Quando siete nervosi o in apprensione avvertite intensi cambiamenti a livello somatico come battito del cuore accelerato, respiro corto, innalzamento della pressione, sudori freddi, tremori, calo della salivazione?

Quando l’ansia aumenta, vi capita di percepire alcuni di questi sintomi: dolore al petto, senso di oppressione, vuoto alla testa, vertigini, difficoltà nella digestione, insensibilità degli arti? 

Vi coglie il timore di perdere il controllo, di correre il rischio che accada qualcosa di terribile e irreparabile?

Siete pervasi da un forte bisogno di controllare l’agitazione e la preoccupazione che vi  coglie ma malgrado gli sforzi non ne siete capaci?

Quando vi coglie l’ansia provate difficoltà di concentrazione, percepite un “annebbiamento” mentale, irritabilità, una sensazione di distacco da voi stessi e dalla realtà?

 

 


 
 

Attacchi di panico

 

 

L’attacco di panico è un episodio acuto di intensa ansia durante cui il soggetto vive un’esperienza intensa e traumatica di paura o disagio non controllabile accompagnata da una serie di sintomi fisici particolarmente intensi e preoccupanti; è caratterizzato da insorgenza improvvisa, di breve durata (che spesso si riduce spontaneamente fino a scomparire) e tende a ripetersi nel tempo. Quando gli attacchi di panico sono ricorrenti o quando una persona spende un tempo considerevole nella paura di sperimentare un altro attacco, si può dire che questa persona soffre di un Disturbo da attacchi di panico. 

 

 

Qualche domanda per valutare se soffrite di attacchi di panico:

 

Durante un “attacco” avete sperimentato alcuni o più di questi sintomi:

 

palpitazioni, tachicardia; 

sudorazione intensa e improvvisa; 

forte tremore; 

difficoltà di respirazione / sensazione di soffocamento; 

intenso peso al petto, fino a forti dolori toracici; 

nausea;

disturbi addominali; 

senso di sbandamento / di instabilità / di svenimento; 

senso di irrealtà / sensazione di essere distaccati da se stessi (per esempio, vedendosi dall’alto); 

sensazione imminente di perdere il controllo / di impazzire; 

impressione di stare per morire o di avere qualcosa di grave; 

forti formicolii; 

brividi o vampate di calore. 

 

Successivamente al primo attacco, vi capita di: 

sentirvi invischiati in un tremendo circolo vizioso fatto di paura, angoscia anticipatoria, insicurezza profonda?

temere fortemente di trovarvi in luoghi o situazioni in cui potrebbe non essere disponibile un aiuto, nel caso di un attacco di panico inaspettato, o da cui sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi?

aver sviluppato una vera e propria sensazione di impossibilità a uscire di casa da soli, viaggiare in treno, autobus, guidare l’auto, stare in mezzo alla folla o in coda, ecc?

voler evitare a tutti i costi le situazioni fonti di ansia, finendo per isolarvi in un luogo ritenuto sicuro e divenire schiavi del vostro disturbo? 

chiedere ai vostri familiari o amici intimi di non lasciarvi mai soli nelle situazioni per voi fonti di stress e accompagnarvi ovunque, con l’inevitabile senso di frustrazione dell’essere dipendenti dagli altri?

 

 

 

 

Fobie

 

 

Fobie specifiche: una marcata e persistente paura di oggetti o situazioni molto circoscritte; si tratta di una paura estrema, irrazionale e sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia e con cui gli altri si confrontano senza particolari tormenti psicologici. L’esposizione allo stimolo fobico provoca un’immediata risposta ansiosa che la persona non riesce a contrastare. Le fobie più diffuse sono correlate ad animali (serpenti, insetti, cani, piccioni, ecc.); all’ambiente naturale (altezze elevate, temporali, acqua, ecc.), a traumi fisici (sangue, aghi, ecc.), situazioni particolari (spazi aperti come piazze, strade o autostrade; spazi chiusi o particolarmente ristretti; guidare l’automobile, volare in aereo, ecc.)

 

 

Qualche domanda per valutare se soffrite di fobie specifiche:

Provate un intenso stato di agitazione, ansia e paura alla sola idea di entrare in contatto con oggetti, animali o situazioni specifiche? 

Riconoscete che si tratta di una paura sproporzionata e irragionevole rispetto al reale pericolo dell’oggetto, animale o situazione specifica, ma non potete farci nulla e tutti i tentativi di controllo volontario dell’ansia sono falliti?

Malgrado i vostri sforzi e tentativi, la vostra paura non può essere controllata con spiegazioni razionali, dimostrazioni e ragionamenti?

La vostra reazione di ansia, paura e stress permane da lungo tempo, senza accennare a risolversi o attenuarsi spontaneamente?

Sperimentate ansia intensa e acuta – con sintomi fisiologici come tachicardia, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza – se entrate in contatto con tali oggetti, animali o situazioni specifiche?

Mettete in atto comportamenti e strategie che vi assicurino di evitare a tutti i costi tali oggetti, animali o situazioni? 

Questo quadro di paura, ansia anticipatoria e strategie di evitamento finisce per interferire significativamente con la vostra vita, fino a impedirvi di condurre una vita normale?

 


 

 

 

 

Fobia sociale: forte ansia provocata da situazioni sociali in cui il soggetto si percepisce oggetto dell’attenzione altrui – come parlare in pubblico, confrontarsi con gli altri, fare esami, colloqui di lavoro, partecipare a riunioni, firmare documenti o mangiare di fronte agli altri, ecc. – e teme di agire in modo imbarazzante o umiliante e di ricevere per questo giudizi negativi. L’aspetto centrale della fobia sociale è la paura del giudizio altrui. 

Come nelle fobie specifiche, il soggetto è spinto ad attuare condotte di evitamento. 

Questo disturbo, seppur molto diffuso, non sempre viene riconosciuto come serio e invalidante, e spesso viene confuso con la timidezza. In realtà chi soffre di fobia sociale ha meno probabilità di terminare il corso di studi, trovare e mantenere lavori gratificanti, intrattenere relazioni interpersonali soddisfacenti. Nei casi più gravi, le persone affette da Fobia sociale evitano a tal punto le situazioni temute da ridurre progressivamente le proprie possibilità espressive, circoscrivendo sempre più il proprio ambiente.

 

Qualche domanda per valutare se soffrite di fobia sociale:

Vi capita di aver paura di agire in modo imbarazzante o umiliante davanti alle altre persone?

Il vostro peggior timore è mostrarvi ansiosi di fronte agli altri (per esempio arrossendo, sudando o balbettando mentre state parlando con persone che non conoscete bene)?

Vi è successo di temere che mostrando la vostra ansia davanti agli altri verrete considerati incapaci e per questo derisi o rifiutati?

Siete convinti di non essere adeguati alle varie situazioni sociali in cui vi capita di interagire?

Se fosse per voi evitereste tutte le situazioni in cui gli altri possono osservarvi – e dunque giudicarvi?

Tendete a evitare una o più delle seguenti situazioni: parlare davanti agli altri, lavorare mentre siete osservati, esprimere un parere diverso dagli altri, sostenere un esame, maneggiare oggetti, scrivere, telefonare o mangiare mentre vi osservano?

Cercate di non far vedere agli altri che arrossite / vi tremano le mani / sudate per la tensione / vi manca la voce, perché pensate che accorgendosene vi giudicheranno, criticheranno o rifiuteranno? 

Percepite le vostre paure come irragionevoli, e dunque vi rimproverate per non riuscire a fare cose che tutti fanno con tranquillità – finendo così per peggiorare i vostri timori?

 

 

 

 

 

Ossessioni / Compulsioni

 

Le ossessioni sono idee, pensieri, immagini o impulsi che si presentano in modo ripetitivo e frequente alla mente di chi le sperimenta e al di fuori del suo controllo. Spesso sono vissute come disturbanti e intrusive, e sono giudicate come prive di senso e infondate. 

I temi più frequenti delle ossessioni sono: paura di contaminazione (per es. venire infettati quando si tocca qualcuno); dubbi ricorsivi e insistenti (per es. “Avrò lasciato aperto il gas?”); timori di essere responsabile di eventi negativi (per es. “Avrò causato un incidente d’auto?”); tendenza alla pulizia e all’ordine maniacale (lotta senza quartiere a sporco e disordine); impulsi aggressivi e violenti (per es. aggressioni o insulti, anche solo teorici verso altre persone); tematiche religiose; rimuginio. 

Le compulsioni sono comportamenti (per es. mettere in ordine, lavarsi le mani, controllare le cose) o azioni mentali (per es. contare, pregare, ripetere mentalmente alcune parole o formule) ripetitivi, rigidi e stereotipati, percepiti come inevitabili – la persona sente di non poter fare a meno di metterli in atto, come se una forza interna, incontrastabile, la obbligasse a portarli avanti – il cui obiettivo è prevenire o ridurre l’ansia connessi a un determinato elemento.

 

Qualche domanda per valutare se soffrite di ossessioni:

Vi capita di sperimentare pensieri, idee, immagini mentali ripetitive e insistenti, e che non riuscite a limitare, controllare o scacciare?

Alcuni dei vostri pensieri sono intrusivi e disturbanti, e, quando non siete sommersi dall’ansia, vi appaiono come infondati e assurdi?

Siete particolarmente ed eccessivamente preoccupati dello sporco e dei germi / dalla paura di avere inavvertitamente fatto del male a qualcuno / di poter perdere il controllo e diventare aggressivi in certe situazioni / di aver contratto malattie infettive / di essere omosessuali – anche se in momenti di calma riconoscete che si tratta di timori non realistici?

Le vostre ossessioni sono accompagnate da emozioni sgradevoli come paura, disgusto, disagio, dubbi, o dalla sensazione di non aver fatto le cose nel “modo giusto”? 

Trascorrete molto tempo a rimuginare su cose, timori, ossessioni?

 

 

Qualche domanda per valutare se soffrite di compulsioni:

Vi sentite obbligati a mettere in atto azioni o pensieri per evitare di stare male o ridurre la vostra ansia, per quanto vi sembrino irragionevoli? 

Passate una parte considerevole del vostro tempo (fino a qualche ora al giorno) ad attuare rituali, azioni o verifiche per ridurre il disagio che accompagna un’ossessione / prevenire eventi temuti / annullare effetti negativi indesiderati?

Non potete fare a meno di: lavarvi ripetutamente, malgrado la vostra pelle sia arrossata e escoriata; pulire / disinfettare / riordinare; contare; controllare continuamente le cose; ripetere mentalmente frasi o formule; collezionare oggetti; richiedere rassicurazioni; ripetere azioni in modo meccanico e rituale; pregare / pensare a immagini connesse alla pulizia o la religione?

 

 

 

Disturbi del Comportamento Alimentare

 

I Disturbi del Comportamento Alimentare possono essere definiti come persistenti disturbi dell’alimentazione o comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo che danneggiano, in modo significativo, la salute fisica o il funzionamento psicologico della persona e che non sono conseguenti a nessuna condizione medica.

Sono caratterizzati da un’eccessiva importanza attribuita al peso, alle forme corporee e al controllo dell’alimentazione e comprendono:

 

 

 

Il termine anoressia (dal greco ἀνορεξία / anorexía, composta da an-, privativo, e órexis, “appetito”) definisce la mancanza, o riduzione volontaria, dell’appetito: in realtà i pazienti anoressici non sono affatto inappetenti, ma persone che combattono strenuamente con la fame e i bisogni del proprio corpo.

Caratteristica centrale dell’anoressia è una magrezza eccessiva, determinata dalla volontaria e faticosa ricerca del dimagrimento.

Secondo il DSM-5 TR, il Manuale Diagnostico e Statistico dell’American Psychyatric Association – adottato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per i disturbi mentali e riconosciuto a livello internazionale per la classificazione delle malattie mentali – i criteri essenziali per poter attuare una diagnosi di anoressia nervosa sono:

rifiuto di mantenere un peso normale, generalmente al di sotto dell’85% rispetto a quello previsto in rapporto all’altezza e all’età;

intensa paura di aumentare di peso e di perdere il controllo su di esso, anche se si è al di sotto dei valori normali, a tal punto che anche un aumento di pochi etti può provocare profondo disagio e angoscia;

alterazione della capacità di valutare oggettivamente il peso e le forme del corpo, con negazione della gravità dello stato di dimagrimento ed eccessiva influenza del peso sui livelli di autostima;

 nelle femmine, amenorrea – ovvero assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi – fisiologicamente conseguente al sottopeso.

Possono essere distinte due tipologie di anoressia:

con restrizioni – in cui la perdita di peso è ottenuta unicamente attraverso restrizioni alimentari: dieta, digiuno ed eccessiva attività fisica;

con abbuffate e/o condotte di eliminazione – in cui si riscontrano episodi di iperalimentazione incontrollata e la perdita di peso è ottenuta, oltre che con restrizioni alimentari, anche con il ricorso a vomito autoindotto e uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.

L’anoressia nervosa si manifesta soprattutto nei paesi industrializzati, dove l’ideale di magrezza è sempre più diffuso, colpisce in ugual misura tutte le classi sociali e i diversi gruppi etnici, e coinvolge prevalentemente il genere femminile: meno del 10% dei pazienti anoressici sono maschi. Colpisce circa lo 0,5% delle adolescenti. 

L’età di insorgenza di questo disturbo è compresa fra i 12 e i 25 anni, con la frequenza maggiore fra i 13 e i 16 anni. Raramente si manifesta per la prima volta dopo i 30, anche se spesso una volta instaurata perdura anche oltre i trenta; va osservato che recentemente si è osservata una tendenza all’anticipo dell’esordio, che può presentarsi anche intorno ai 10 anni di età. 

Si tratta di una patologia grave: lo stato di malnutrizione, se non adeguatamente trattato, può avere esiti fatali. Il rischio di morte dell’anoressia si attesta intorno al 5% dei casi e rappresenta il tasso di mortalità più elevato tra i disturbi psichiatrici.

L’anoressia è dunque un disturbo che si esprime in un’ossessiva paura di ingrassare e un’esagerata ricerca della magrezza: i pensieri sul cibo e il suo controllo divengono così pervasivi, così fortemente presenti nella mente dei pazienti anoressici, da assumere la forma di un rimuginio instancabile, che non lascia spazio ad altro.

I livelli di autostima sono influenzati dalla capacità di controllare il proprio peso e ogni fallimento, per quanto minimo, è seguito da autocritica e severa svalutazione. Le aspettative sui risultati del proprio controllo sono molto elevate e caratterizzate da perfezionismo, rendendo così estremamente difficile il raggiungimento degli obiettivi prefissati, il mantenimento del controllo e, di conseguenza, di una valutazione di sé positiva.

Il drastico e inflessibile controllo che le persone affette da anoressia attuano sulle proprie condotte alimentari comporta, nelle fasi iniziali del disturbo, un’intensa sensazione di potere ed efficienza, generalmente accompagnata da euforia e iperattività – a cui si sostituisce, con l’andare del tempo, umore deflesso e depressione. I pazienti affetti da anoressia sono inoltre caratterizzati da difficoltà nei rapporti interpersonali, diffuso senso di inadeguatezza, calo dell’interesse sessuale, irritabilità, timore dell’errore e rigidità mentale.

L’anoressia comporta, oltre alla pericolosa perdita di peso già descritta, numerose complicanze connesse al grave stato di malnutrizione, spesso altrettanto dannose e nocive per la salute dei pazienti. Se la sintomatologia anoressica evolve verso la cronicizzazione o se si registra una perdita di peso superiore al 25% del peso, si rende necessario il ricovero ospedaliero.

 

 

Qualche domanda per valutare se soffrite di anoressia:

Avete perso più del 15% rispetto al peso considerato normale per la vostra età, sesso e statura?

Provate un forte timore – fino a un categorico rifiuto – di mantenere il peso al di sopra o a livello del peso minimo normale per la vostra età e statura? 

Sperimentate una profonda e costante preoccupazione connessa all’idea di ingrassare, anche se il vostro peso è inferiore alla norma? 

Avete la sensazione [o vi ripetono spesso] che la vostra percezione personale del peso e della forma del vostro corpo sia alterata rispetto agli standard comuni o alla percezione altrui? 

Il vostro ciclo mestruale si è interrotto per almeno tre cicli mestruali consecutivi? 

Rifiutate di cibarvi per paura di ingrassare anche se provate un’intensa fame?

Sentite la necessità di controllare l’alimentazione e il vostro peso?

 

Il termine bulimia (dal greco βουλιμία / boulimía, composto di βους / bôus , “bue” e λιμός / limós, “fame) significa letteralmente “fame da bue” e definisce la tendenza a ingerire quantità di cibo spropositate, tipica di questo disturbo. 

Caratteristica centrale della bulimia è il bisogno compulsivo di mangiare enormi quantità di  HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/Cibo” \o “Cibo” cibo con la spiacevole sensazione di non essere in grado di controllare il proprio comportamento, per poi ricorrere a diversi metodi per riuscire a non metabolizzarlo e, quindi, non ingrassare.

Secondo il DSM-5 TR, il Manuale Diagnostico e Statistico dell’American Psychyatric Association – adottato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per i disturbi mentali e riconosciuto a livello internazionale per la classificazione delle malattie mentali – i criteri essenziali per poter attuare una diagnosi di bulimia nervosa sono:

ricorrenti abbuffate – caratterizzate dal mangiare, in una determinata unità di tempo (per esempio due ore), una quantità di cibo molto maggiore di ciò che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e nelle stesse condizioni – accompagnate dalla sensazione di perdita di controllo;

frequenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo;

abbuffate e le condotte compensatorie si verifichino almeno due volte alla settimana, per tre mesi, in media;

livelli di autostima indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei.

Possono essere distinte due tipologie di bulimia: 

con condotte di eliminazione: in cui vi è regolare ricorso a vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi; 

senza condotte di eliminazione: in cui vi è il ricorso ad altri comportamenti compensatori inappropriati, quali digiuno o esercizio fisico eccessivo, ma non a vomito autoindotto o uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi.

La bulimia nervosa si manifesta soprattutto nei paesi industrializzati, dove l’ideale di magrezza è sempre più diffuso, colpisce in ugual misura tutte le classi sociali e i diversi gruppi etnici, e coinvolge prevalentemente il genere femminile: meno del 10% dei pazienti bulimici sono maschi. 

È più diffusa dell’anoressia: colpisce tra l’1 e il 3% circa della popolazione femminile di età compresa tra i 12 e i 35 anni, con un picco di insorgenza tra i 17 e i 22; tende a insorgere mediamente un po’ più tardi dell’anoressia, e non è raro che si manifesti dopo i 30 anni. A differenza dell’anoressia presenta un tasso di mortalità esiguo, che si colloca intorno allo 0,5%.

Si tratta di un disturbo difficile da diagnosticare, perché chi ne soffre mantiene generalmente un peso entro limiti di normalità e fa di tutto per nascondere agli occhi degli altri sia le abbuffate che le condotte compensatorie, e spesso possono passare anni prima che qualcuno se ne accorga – per questo si sospetta che i dati sulla sua diffusione possano essere sottostimati.

La bulimia è dunque un disturbo che si esprime nella costante ossessione di controllo del peso, associata a una percezione distorta del proprio aspetto fisico, che influenza fortemente l’autostima e dà vita a un pericoloso circolo vizioso. Le abbuffate hanno spesso inizio in seguito a una dieta caratterizzata da regole molto rigide: seguire diete ferree con aspettative perfezionistiche porta inevitabilmente a compiere piccole trasgressioni, che vengono vissute da chi soffre di bulimia come un’imperdonabile perdita di controllo. Le abbuffate hanno inizialmente un piacevole aspetto liberatorio, in quanto allentano la tensione legata alla dieta e forniscono un’aleatoria sensazione di controllo sul peso; in seguito tendono a presentarsi anche se non si segue alcuna dieta, con maggiore frequenza – anche più volte al giorno, in molti casi – come modalità per placare l’ansia, ma perdono l’iniziale valenza positiva e finiscono per essere seguite da profondi sensi di colpa e vissuti di inadeguatezza, che innescano l’impellente bisogno di eliminare il troppo cibo ingerito, nel tentativo di “neutralizzare” l’abbuffata. Le condotte eliminatorie, annullando nelle intenzioni dei pazienti bulimici le abbuffate, aumentano la probabilità che queste si ripresentino, contribuendo a mantenere in vita il circolo vizioso. 

Le abbuffate avvengono quanto più segretamente possibile, in solitudine; questo concorre ad allontanare i pazienti bulimici dalle altre persone e a instaurare un pericoloso isolamento sociale che, aggravato dalla forte vergogna sperimentata, rende particolarmente difficile per queste persone cercare l’aiuto di cui hanno bisogno.

 

 

Qualche domanda per valutare se soffrite di bulimia:

Vi capita in modo ricorrente di fare abbuffate alimentari (ovvero mangiate in un breve periodo di tempo quantità di cibo significativamente maggiori di quelle considerate normali, spesso  con la sensazione di aver perso il controllo)? 

Utilizzate “condotte compensatorie”, ovvero strategie per contrastare l’aumento di peso conseguente alle abbuffate (vomito autoindotto, lassativi, diuretici, intensa attività fisica)? 

In seguito a un’abbuffata tendete a provare sentimenti di inadeguatezza, disgusto, indegnità, vergogna?   

Siete ossessionate dal peso e dalla forma?

Alternate diete ferree e abbuffate senza riuscire a raggiungere un equilibrio?

I vostri livelli di autostima sono fortemente influenzati dal peso e dalla forma? 

 

Il termine Disturbo da alimentazione incontrollata, o DAI – anche conosciuto come Binge Eating Disorder, o BED, in inglese – si riferisce a un quadro clinico descritto in modo chiaro ed esaustivo solo di recente e caratterizzato, con ricorrenza periodica, da episodi di abbuffate senza che vi sia poi il ricorso a metodi di compenso.

Ciò che differenzia questo disturbo dalla Bulimia – a cui lo accomuna il bisogno compulsivo di mangiare enormi quantità di  HYPERLINK “http://it.wikipedia.org/wiki/Cibo” \o “Cibo” cibo di nascosto, con la spiacevole sensazione di perdita dell’autocontrollo – è che questi soggetti non utilizzano alcun metodo per non metabolizzare il cibo ingerito, e quindi non ingrassare.

Caratteristica centrale del Disturbo da alimentazione incontrollata è la perdita del controllo sul cibo: chi ne è affetto riporta di non riuscire a fermarsi quando inizia a mangiare, e non riuscire a controllare quanto e cosa mangia; il cibo non viene mangiato e assaporato normalmente, ma ingurgitato molto rapidamente e voracemente, fino alla sensazione di scoppiare.

Secondo il DSM-5 TR, il Manuale Diagnostico e Statistico dell’American Psychyatric Association – adottato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per i disturbi mentali e riconosciuto a livello internazionale per la classificazione delle malattie mentali – i criteri essenziali per poter attuare una diagnosi di DAI sono:

ricorrenti abbuffate – caratterizzate dal mangiare, in una determinata unità di tempo (per esempio due ore), una quantità di cibo molto maggiore di ciò che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e nelle stesse condizioni – accompagnate dalla sensazione di perdita di controllo;

almeno tre dei seguenti elementi:

mangiare molto più rapidamente del normale; 

mangiare fino a sentirsi spiacevolmente e dolorosamente pieni; 

mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendosi affamati; 

mangiare in solitudine a causa dell’imbarazzo per le quantità di cibo ingerite; 

sentirsi disgustati da se stessi, depressi o molto in colpa dopo le abbuffate. 

marcato disagio connesso alla mancanza di controllo sul mangiare;

il comportamento alimentare incontrollato si manifesta almeno due giorni alla settimana per almeno 6 mesi;

le abbuffate non sono associate a un regolare ricorso a comportamenti compensatori inappropriati (vomito autoindotto; uso inappropriato di lassativi, diuretici, enteroclismi; digiuno; esercizio fisico eccessivo) e non si manifestano esclusivamente in corso di Anoressia Nervosa o di Bulimia Nervosa.

Il Disturbo da alimentazione incontrollata si manifesta soprattutto nei paesi industrializzati, dove l’ideale di magrezza è sempre più diffuso, e coinvolge prevalentemente il genere femminile, anche se con un tasso di differenza tra i generi minore rispetto ad anoressia e bulimia: un rapporto di 2 maschi ogni 3 femmine.

Si osserva il più delle volte in soggetti sovrappeso o addirittura obesi, ma può colpire anche persone con peso entro i limiti di norma: il peso non è infatti un criterio diagnostico. Questo disturbo sembra colpire il 2-3% della popolazione, ma è presente nel 30% degli obesi; chi ne soffre tende infatti, con il passare del tempo, a evolvere verso forme di obesità di grado variabile.

A differenza di anoressia e bulimia, il DAI insorge con maggior frequenza nella tarda adolescenza e dopo la terza decade, ovvero in soggetti fra i 30 e i 40 anni.

Si tratta di un disturbo difficile da diagnosticare, perché chi ne soffre viene spesso etichettato come affetto da obesità, senza che le complicanze connesse alla perdita di controllo vengano identificate e trattate adeguatamente. Inoltre chi ne soffre si rivolge in genere agli specialisti dopo anni dall’insorgenza del disturbo, quando la patologia è ormai cronicizzata.

I soggetti affetti da Disturbo da alimentazione incontrollata hanno spesso alle spalle una storia di numerose e ripetute diete: intraprese, seguite strettamente per un determinato periodo, e poi inevitabilmente abbandonate. 

Ciò che caratterizza questi soggetti è la preoccupazione di non riuscire a controllare se stessi e la propria alimentazione, piuttosto che quella per il proprio peso e le forme fisiche; le crisi di alimentazione incontrollata sono seguite da un forte senso di vergogna, anziché di colpa, come accade nella bulimia. I pazienti affetti da DAI sono inoltre caratterizzati da bassi livelli di autostima, non solo in relazione al fisico; ansia elevata, che tentano di placare mangiando; difficoltà nella gestione delle emozioni, soprattutto negative; bassa tolleranza alla frustrazione e predisposizione alla depressione, che si manifesta infatti nel 50% dei casi. 

 

 

Qualche domanda per valutare se soffrite di Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder) / obesità psicogena:

Vi sembra di aver sviluppato una dipendenza dal cibo che vi crea parecchi problemi, sia personali che relazionali, ma che non riuscite a contrastare?

Tendete a mangiare enormi quantità di cibo, senza ricorrere alle cosiddette “condotte compensatorie”, ovvero strategie per contrastare l’aumento di peso (vomito autoindotto, lassativi, diuretici, intensa attività fisica)? 

Spesso sceglie con cura il cibo che mangiate, pur sapendo che è particolarmente ingrassante? 

I chili in eccesso costituiscono una sorta di barriera tra voi e il mondo, che sembra proteggervi dalle emozioni e dalle relazioni con gli altri? 

Vi capita di essere oggetto di derisione a causa del vostro peso eccessivo, senza però riuscire a smettere di mangiare o difendervi? (per questo vi sentite depressi e tendete di conseguenza a mangiare ancor di più e finire per essere sempre più obesi?)

 

 

 

Disturbi di personalità

Una costellazione rigida, pervasiva e persistente di tratti della personalità e comportamenti, che si discostano significativamente dalle aspettative della cultura di riferimento e comportano in chi li sperimenta:

marcato disagio; 

difficoltà nelle interazioni sociali; 

compromissione del funzionamento lavorativo e di performance.

Le caratteristiche di personalità sono caratterizzate da inflessibilità e esasperazione dei tratti, indipendentemente dalle situazioni o dagli interlocutori con cui le persone si trovano a entrare in contatto (impedendo dunque adattabilità o flessibilità a circostanze differenti).

 

 

I disturbi di personalità sono stati classificati, secondo la più diffusa classificazione psicopatologica, in tre categorie:

 

 

 

 

 

Disturbi di personalità caratterizzati da comportamenti bizzarri:

Disturbo di personalità paranoide1: tendenza a interpretare il comportamento degli altri come malevolo, permeando ogni interazione con sospetto, sfiducia, diffidenza.

Disturbo di personalità schizoide2: chi ne soffre non è interessato al contatto con gli altri, preferendo uno stile di vita solitario e distaccato dalle persone, e mostrando coartazione nell’emotività.

Disturbo di personalità schizotipico3: caratteristico di personalità dai comportamenti eccentrici, che hanno scarso contatto con la realtà e tendono a dare assoluta rilevanza e attendibilità a intuizioni magiche e distorsioni cognitive.

 

 

 

 

 

Disturbi di personalità caratterizzati da un’alta emotività:

Disturbo di personalità borderline4: caratterizzato da forte instabilità nelle relazioni interpersonali, nell’immagine di sé e negli affetti, oscillando continuamente tra posizioni estreme e manifestando una marcata impulsività.

Disturbo di personalità istrionico5: ricerca esasperata di attenzione e tendenza alla manifestazione marcata e teatrale delle proprie emozioni, con frequente ricorso alla seduttività.

Disturbo di personalità narcisistico6: caratterizzato da sentimenti di grandiosità e superiorità, ricerca dell’ammirazione altrui e mancanza di empatia.

Disturbo di personalità antisociale7: chi ne soffre non rispetta in alcun modo gli altri né le norme sociali, senza provare alcun senso di colpa quando viola i diritti degli altri o la legge.

 

 

 

 

 

Disturbi di personalità caratterizzati da una forte ansietà:

Disturbo di personalità evitante8: tendenza a evitare tutte le interazioni sociali, ipersensibilità ai giudizi negativi e sentimenti di inadeguatezza.

Disturbo di personalità dipendente9: marcato bisogno di essere accudito e protetto, delegando le proprie decisioni agli altri e manifestando un comportamento sottomesso e adesivo alle regole altrui.

Disturbo di personalità ossessivo-compulsivo10: pervasiva esigenza di ordine e precisione, tendenza al perfezionismo e al controllo costante di ciò che accade. 

 

1Qualche domanda per valutare se soffrite di Disturbo di personalità paranoide:

Tendete a interpretare i comportamenti e le intenzioni degli altri come malvagi, a meno che non siano evidenti elementi che provano il contrario?

Vi capita sovente di avere la sensazione che altri complottino contro di voi e possano attaccarvi in ogni momento e senza alcuna apparente ragione? 

La certezza che gli altri possano tramare contro di voi vi costringe a comportarvi in modo cauto e guardingo – e di conseguenza apparire freddi e privi di sentimenti?

Siete spesso animati da risentimento, che vi fa a reagire eccessivamente anche per affronti minimi? 

Vi sentite sempre pronti a contrattaccare quando avete la sensazione di essere provocati/trattati ingiustamente/attaccati?

Nei rapporti con gli altri siete spesso alla ricerca di segnali di falsità o pericolo, perché secondo voi c’è sempre un significato sottostante ai gesti altrui?

Siete convinti che per salvaguardarsi dalla minaccia rappresentata dalla cattiva fede altrui l’unica soluzione sia essere completamente autosufficienti e autonomi?

Nei rapporti affettivi siete estremamente gelosi, anche in assenza di segnali o prove evidenti?

Ritenete impossibile fidarsi davvero di una persona, perché chiunque può complottare contro di voi, alleandosi per interesse a chi vi vuole male?

 

2Qualche domanda per valutare se soffrite di Disturbo di personalità schizoide:

Intrattenere relazioni sociali vi appare come particolarmente difficile e complicato, ma soprattutto non interessante né desiderabile?

Tendete a isolarvi e a creare un certo distacco da chi cerca di avvicinarvi? Preferite passare il tempo da soli piuttosto che stare con altre persone?

Percepite gli altri come intrusivi e fonte di problemi piuttosto che gratificazioni, e considerate le relazioni come instabili e poco appaganti? 

Il vostro isolamento vi appare come inevitabile e perfettamente accettabile?

La possibilità di stringere relazioni più o meno intime con gli altri (per es., far parte di una famiglia o di un altro gruppo sociale) vi lascia del tutto indifferenti? 

Cercate di strutturare la vostra vita in modo da limitare quanto più possibile le interazioni con gli altri – scegliendo per esempio una professione che richieda contatti sociali minimi?

Vi piace considerarvi come osservatori, piuttosto che protagonisti del mondo in cui vivete?

L’idea di avere esperienze sessuali o rapporti sentimentali non vi interessa proprio?

Le vostre capacità sociali e comunicative sono scarse ma ciò non vi dispiace?

Ciò che gli altri possono pensare di voi non vi interessa? L’approvazione o le critiche altrui vi lasciano del tutto indifferenti?

Tendenzialmente non provate emozioni forti, né positive né negative? 

Vi è particolarmente difficile esprimere rabbia, anche in risposta a provocazioni dirette? 

Tendete a reagire passivamente alle circostanze della vita, anche a quelle avverse, come se la cosa non vi interessasse? 

 

3Qualche domanda per valutare se soffrite di Disturbo di personalità schizotipico:

Tendete a isolarvi socialmente e a comportavi in modo insolito e bizzarro, secondo chi vi sta vicino?

Vi capita sovente che gli altri si riferiscano a ciò che dite come “stranezze”?

Vi capita sovente di avere la sensazione che altri complottino contro di voi e siano mossi da malafede?

Cogliete nessi e correlazioni fra le cose o gli eventi che gli altri non colgono/vedono?

Sentite di  avere poteri speciali – come per esempio prevedere gli avvenimenti o leggere il pensieri degli altri?

Vi capita di avere esperienze percettive insolite (come per esempio entrare in contatto con persone non presenti)?

Quando parlate o vi confidate con gli altri, vi capita spesso che considerino quanto dite come “strano”?

Vi è accaduto di sentirvi dire che interagite con gli altri in modo inappropriato, rigido o limitato?

Siete considerati strani o eccentrici? 

Le convenzioni sociali non vi interessano? (Per esempio, vestite in modo “personale”, che gli altri giudicano trasandato?) 

Avere a che fare con gli altri vi risulta faticoso e problematico? Interagite con le altre persone quando non avete alternative, ma preferite stare per conto vostro, poiché vi sentite diversi e non vi fidate degli altri?

 

4Qualche domanda per valutare se soffrite di Disturbo di personalità borderline:

 

Malgrado i rapporti d’affetto siano importanti per voi, avete difficoltà a stringere rapporti di amicizia, affetto o amore stabili nel tempo?

Molti dei vostri rapporti più importanti sono caratterizzati da estrema intensità, conflittualità, dolore e recriminazioni?

Nella considerazione che avete delle altre persone, vi succede di oscillare tra gli estremi di idealizzazione e svalutazione?

Potreste descrivervi come in uno stato di estrema confusione?

Vi capita di manifestare i vostri sentimenti in modo eclatante e drammatico, per far sì che gli altri vi prestino attenzione?

Vi capita di comportarvi in modo totalmente diverso nel giro di qualche minuto o ora?

Vi sentite vittime di chi vi circonda?

Vi capita di mettere in atto comportamenti potenzialmente pericolosi per voi stessi (uso di sostanze, guida spericolata, sessualità promiscua, condotte antisociali, tentativi di suicidio, ecc.)?

Ciò che più vi spaventa è essere abbandonati, e siete pronti a mettere in atto qualsiasi sforzo per evitare questa eventualità? 

La vostra autostima oscilla spesso tra la fiducia e la sfiducia in voi stessi? Lo stesso succede per la vostra immagine di voi (a volte vi trovate piacevoli e attraenti, altre non vi sopportate)? 

Vi capita di essere estremamente impulsivi fino a rischiare (per esempio spendendo eccessivamente, attuando comportamenti di promiscuità sessuale / abuso di sostanze / guida spericolata / abbuffate, ecc.)?

Tendete a ricorrere a ricorrenti minacce, gesti, comportamenti suicidari, o comportamenti automutilanti?

Sperimentate crisi di intensa inquietudine, irritabilità o ansia, che di solito durano poche ore, o pochi giorni?

Siete affetti da sentimenti cronici di vuoto?

Vi capita di essere colti da rabbia immotivata e intensa, o difficoltà a controllare la rabbia (per es., frequenti accessi di ira o rabbia costante, ricorrenti scontri fisici)?

Siete solitamente sospettosi, non vi fidate degli altri, siete convinti di doverli controllare?

 

 

5Qualche domanda per valutare se soffrite di Disturbo di personalità istrionico:

Vi sentite a disagio quando non siete al centro dell’attenzione?

Vivete l’approvazione degli altri come fondamentale e irrinunciabile?

Per ottenere l’approvazione e l’attenzione degli altri, vi viene naturale utilizzare l’aspetto fisico? Questo vi spinge a preoccuparvi eccessivamente di essere fisicamente attraenti, a cercare di colpirli con il vostro aspetto e spendere un’enorme quantità di tempo, energie e denaro per abiti e cure personali?

Temete particolarmente l’invecchiamento e il decadimento fisico, in quanto potrebbero farvi perdere il principale mezzo per ottenere l’attenzione degli altri?

Gli altri vi descrivono come provocanti o seduttivi, e in alcuni frangenti questo ha creato qualche imbarazzo sociale?

Potreste descrivervi come socievoli e piacevoli, capaci di affascinare le nuove conoscenze per il vostro entusiasmo e l’apertura?

Nelle relazioni interpersonali, passato il primo entusiasmo, vi è capitato di sentirvi rimproverare di essere eccessivamente esigenti e bisognosi di continue attenzioni e rassicurazioni?

Pur di ottenere l’accettazione e l’approvazione degli altri può capitare che facciate ricorso a strategie estreme, come manipolazione, coercizioni o minacce di suicidio?

Vi è capitato che chi vi sta vicino vi abbia detto di avere la sensazione che le vostre emozioni siano esagerate, prive di spontaneità, e che vi abbia accusato di recitare una parte?

Vi succede di reagire a eventi minimi con pianti incontrollati, rabbia, scoppi d’ira o collera – che gli altri interpreto come simulazioni?

Vi sentite esageratamente bisognosi di affetto e attenzioni, poiché ne siete stati deprivati da piccoli?

Tendete a esasperare le vostre manifestazioni emotive perché vivete nel costante timore di essere abbandonati?

 

6Qualche domanda per valutare se soffrite di Disturbo di personalità narcisistico:

Avete un’alta considerazione di voi e non avete paura di dichiarare agli altri le vostre capacità?

Sapete di essere speciali, superiori, e per questo credete di avere diritto a un trattamento speciale e a essere soddisfatti in ogni vostra richiesta? 

Vi capita che le persone che non riescono a riconoscere la vostra superiorità pensino che siete presuntuosi, provocando in voi reazioni di offesa e rabbia?

Vi sembra che gli altri non abbiano il diritto di mettervi in discussione e muovervi delle critiche, perché le vostre posizioni ed esigenze vengono prima di ogni cosa e il vostro modo di vedere le cose è giusto?

Avete generalmente qualche difficoltà a riconoscere desideri, sentimenti e necessità altrui, perché ritenete che sono gli altri che dovrebbero interessarsi ai vostri?

Il punto di vista degli altri vi interessa poco, e raramente?

Siete convinti di avere diritto a trattamenti speciali rispetto agli altri, e non mancate di pretenderlo (per esempio, passando davanti alle persone in fila o esigendo di essere serviti immediatamente da commessi e camerieri)?

Se non pretendete esplicitamente trattamenti speciali, vi infastidite tremendamente quando vi trovate a dover rispettare attese, regole, gerarchie, mal tollerando di non veder soddisfatti subito i vostri bisogni e riconosciuto il vostro status di persone speciali?

Vi capita che le persone intorno a voi si siano lamentate per: le vostre pretese eccessive; la continua necessità di ammirazione; il disinteresse per la loro sensibilità.

Trovate che siano tutti invidiosi di voi… ma ogni tanto vi capita di invidiare qualcuno?

Ritenete che la competitività sia stimolante, e vi impegnate per stabilire e mantenere una posizione di supremazia rispetto agli altri?

La vostra tendenza alla competizione ha spesso causato fratture interpersonali, di cui non avete ben compreso le dinamiche (colleghi o amici si sono lamentati del fatto che li abbiate calpestati, usati, non rispettati – senza che ve ne siate resi conto o abbiate capito di cosa vi accusavano)?

Le vostre relazioni sentimentali vi lasciano insoddisfatti (se scegliete partner deboli e sottomessi, che vi ammirano e riconoscono la vostra superiorità finite per annoiarvi e per andare alla ricerca di nuovi flirt; se scegliete partner “al vostro livello”, che non vi idolatrano e sanno tenervi testa, finite per sviluppare un attaccamento eccessivo e un’elevata ansia d’abbandono, che influenzano negativamente la relazione e il vostro umore)?

Essenzialmente, ciò che vi piace di più in una relazione sentimentale è il senso di conquista?

Per quanto abbiate fatto della vostra capacità di conquista una vera forza, vi capita di vivere le relazioni sessuali con forte ansia da prestazione, che in alcune occasioni vi ha giocato brutti e spiacevoli scherzi?

Se vi capita di incappare in un fallimento (lavorativo, sentimentale, sessuale) tendete a prenderlo molto male, con il rischio di sprofondare nella depressione?

Anche quando avete la sensazione di avere tutto ciò che desiderate (successo, amore, soldi, ecc.) non vi sentite mai completamente soddisfatti? 

Vi capita di attraversare fasi depressive che non sapete spiegare?

 

7Qualche domanda per valutare se soffrite di Disturbo di personalità antisociale:

Vi è capitato che gli altri descrivessero il vostro comportamento come impulsivo, caotico, senza regole?

Vi sentite poco o per nulla in sintonia con le richieste della società? Avete frequentemente atteggiamenti o comportamenti disonesti e manipolativi, per trarre profitto o piacere personali?

Prendete le decisioni sotto l’impulso del momento, senza considerarne le conseguenze (per voi e per gli altri)?

Comportarvi in modo dannoso per la società o per gli altri non provoca in voi alcun senso di colpa o preoccupazione, tuttalpiù indifferenza?

Vi piace pensare per voi piuttosto che per il gruppo o la comunità di cui fate parte? Potreste definirvi individualisti?

Per voi mettervi nei panni degli altri non risulta semplice né interessante – per questo, semplicemente, non lo fate… e non chiedete agli altri di mettersi nei vostri.

Vi capita di essere irritabili e aggressivi con le altre persone, o di avere atteggiamenti cinici e sprezzanti verso i loro sentimenti o problemi?

Ritenete che buona parte dei vostri problemi siano causati dagli altri (perché vi giudicano; non vi accettano; cercano di limitare la vostra libertà)?

Vi capita di ricorrere a comportamenti che non tutelano la vostra salute personale, ricorso a sostanze stupefacenti o alcol, rapporti sessuali non protetti, guida pericolosa?

Avete avuto problemi con la giustizia per attività illegali, ma ritenete che non sia un problema?

 

8Qualche domanda per valutare se soffrite di Disturbo di personalità evitante:

Potreste descrivervi come socialmente isolati, anche se sareste animati dal desiderio di stabilire relazioni sociali e intime?

Stringere rapporti personali con chi vi circonda vi alletterebbe, ma avete una profonda paura di essere criticati, disapprovati o rifiutati?

Ogni volta che entrate in contatto con qualcuno temete che vi tratterà negativamente, e a ragione? Avete una visione di voi stessi profondamente inadeguati, e siete convinti che gli altri se ne accorgeranno e, comprensibilmente, vi rifiuteranno per questo?

Interpretate il rifiuto degli altri come causato esclusivamente dalla vostra inadeguatezza, confermando la vostra convinzione di non essere amabili?

Tendete ad affidarvi al giudizio degli altri piuttosto che al vostro?

La prospettiva del rifiuto – che per voi è quasi certezza – è talmente dolorosa e inaccettabile per voi, che preferite tenervi a distanza dalle persone (per evitare il rifiuto, ma anche per non far scoprire la vostra natura, che credete inaccettabile)?

Queste paure finiscono per farvi evitare i rapporti con gli altri, soprattutto se implicano un certo coinvolgimento emotivo?

Questo fuggire dai rapporti e tenervi a distanza dalle relazioni, anche se vi salvaguarda da spiacevoli sentimenti come l’imbarazzo o l’umiliazione, vi costringe a una profonda e dolorosa solitudine? 

Potreste descrivere il vostro umore usuale come triste, malinconico, depresso?

Sapete stare da soli e le attività che conducete, interessanti gratificanti, spesso non vi fanno sentire la mancanza degli altri… ma una parte di voi vi dice che tutto è dovuto alla vostra incapacità di vivere una vita come gli altri, e questo vi deprime profondamente?

Se da una parte sentite di dovervi isolare, per proteggere voi stessi dal contatto interpersonale, dall’altra sapete che nulla è prezioso come un vero rapporto d’amicizia o d’amore, che a voi è negato?

Vi capita spesso di provare vergogna?

Sentite di dover evitare le situazioni sociali perché farebbero emergere le vostre inadeguatezze alla vista di tutti, e la sola idea vi terrorizza? (quando siete in mezzo agli altri vi sentite bloccati, inibiti, avete difficoltà a parlare di voi, per paura di esporvi, di essere ridicolizzati o umiliati?)

Vi succede di sentirvi come intrusi ad una festa, diversi dagli altri, esclusi, inferiori, incapaci di condividere i loro sentimenti? 

Vi capita di vedere la vita degli altri scorrere in un film, con la percezione che non sarete mai parte di quella vita, così “normale e perfetta” rispetto alla vostra?

 

9Qualche domanda per valutare se soffrite di Disturbo di personalità dipendente:

Mettete spesso in atto comportamenti dipendenti e sottomessi, pur di trovare (e non perdere) qualcuno che vi protegga e che si prenda cura di voi?

Fareste qualsiasi cosa (anche concordare su cose che in realtà ritenete sbagliate o farvi piacere cose che non vi piacciono) pur di evitare che una relazione termini, per il terrore di essere incapaci di prendervi cura di voi?

Vi descrivereste come fondamentalmente inadeguati e indifesi e di conseguenza incapaci di affrontare il mondo unicamente con le vostre forze?

Vi risulta praticamente impossibile prendere decisioni – anche le più banali e ordinarie – in maniera autonoma, a meno che non possiate far affidamento su una quantità esagerata di consigli e rassicurazioni da parte degli altri?

Avete finito per delegare ad altri (familiari, partner, colleghi) la responsabilità di prendere decisioni per la vostra vita? 

Questo continuo delegare, se da un lato allevia l’ansia che ogni decisione rappresenta per voi, dall’altro vi ha portato a occupare posizioni di sottomissione all’interno delle relazioni significative della vostra vita?

Fareste qualsiasi cosa pur di piacere agli altri e aumentare così le possibilità che si prendano cura di voi?

Vi riesce difficile iniziare progetti o fare cose da soli? Cercate di fare le cose con altre persone perché ritenete che siano più capaci di voi?

Tendete ad avere scarsa fiducia in voi stessi e generalmente sminuite le vostre abilità e competenze?

Credete che la vostra sottomissione e fiducia cieca negli altri verranno premiati con affetto e protezione?

Tendete a essere attratti da persone dal carattere forte, dominante, talvolta prepotenti o narcisisti, che assumono nei vostri confronti atteggiamenti prevaricatori e manipolatori?

 

10Qualche domanda per valutare se soffrite di Disturbo di personalità ossessivo-compulsivo:

 

Potreste definirvi perfezionisti? 

Aspirate ad alti livelli di prestazione?

Perseguite in modo rigido ed eccessivo standard di precisione, affidabilità, puntualità, pignoleria e ordine?

Tendete a porre un’attenzione eccessivamente scrupolosa e minuziosa a regole, dettagli, procedure, liste, programmi, forma delle frasi, ecc.?

L’attenzione per i dettagli vi impegna al punto da farvi perdere di vista l’obiettivo primario del progetto, col rischio di non portarlo mai a compimento?

Il vostro attaccamento al lavoro / allo studio e alla produttività è tale che tendete a trascurare le attività ludiche e le amicizie?

A proposito di moralità, etica o valori potreste definirvi estremamente coscienziosi, scrupolosi e inflessibili?

Generalmente vi imponete, e imponete agli altri, principi morali rigidi e standard di prestazione particolarmente rigorosi?

Siete rigidi e testardi?

Tendete a essere intransigenti – in alcuni casi anche impietosamente autocritici – nei confronti dei vostri errori?

Vi riesce difficile disfarvi degli oggetti, anche se sono usati, inutili o non hanno un particolare valore sentimentale?

Siete in genere riluttanti a delegare compiti o a lavorare con altri? Insistete in modo testardo e irragionevole perché ogni cosa venga fatta a modo vostro e perché le persone si conformino al vostro modo di agire, dando istruzioni molto dettagliate su come “dovrebbero” essere fatte le cose?

Tendete ad essere parsimoniosi all’eccesso (secondo molti, avari e taccagni)? Mantenete un tenore di vita inferiore alle vostre reali condizioni economiche, per essere certi di poter affrontare eventuali catastrofi future?

Pensate spesso in termini di “dovrei” e “devo”? Il senso di dovere morale vi induce generalmente a fare ciò che sentite dovreste fare, in linea con i vostri rigidi standard interiori, piuttosto che quello che desiderate realmente o sarebbe preferibile fare?

Siete convinti che le emozioni e gli impulsi debbano essere controllati per non perdere la propria autostima o per non danneggiare gli altri?

Tendete a reprimere e a razionalizzare le emozioni? Non vi lasciate mai andare e vivete gli affetti in modo coartato, col risultato di apparire rigidi e impostati agli occhi degli altri?

Il vostro bisogno di tenere tutto (soprattutto le emozioni) sotto controllo finisce per rendervi particolarmente rigidi e spesso noiosi, e compromettere la qualità delle vostre relazioni sociali?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Interventi – psicoterapia individuale cognitivo-comportamentale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ansia è uno stato di allarme, di marcata inquietudine e attesa affannosa di un pericolo imminente e indefinibile, che si associa a sentimenti di malessere, incertezza e a vissuti di impotenza. 

A differenza della paura, che è una risposta emozionale a condizioni di pericolo reali e ben riconoscibili, l’ansia è una paura senza oggetto, e compare senza che vi sia una reale minaccia riconoscibile in chi la prova. Si parla di ansia patologica quando si attua una esasperazione della normale reazione di allarme: il soggetto non riesce più a fornire risposte funzionali ai problemi incontrati, ha difficoltà a pensare e reagire come farebbe in condizioni normali e ne risente in misura tale da non poter raggiungere scopi realistici e soddisfazioni.

Lo stato d’ansia si può esprimere acutamente, sotto forma di crisi, oppure in modo più persistente e continuo, fino a condurre al Disturbo d’ansia generalizzato che si manifesta con ansia e apprensione eccessive e continue, rivolte a numerosi campi della vita del soggetto (lavoro, studi, famiglia).

 

 

 

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